Un costo eliminabile
L’energia elettrica impiegata per alimentare impianti, macchinari, dispositivi elettrici al fine di produrre forza, calore o movimento è l’energia attiva.
I macchinari e gli apparecchi assorbono però energia dalla rete elettrica (rilevata dal contatore), facendola circolare all’interno dell’impianto/macchinario/apparecchio (anche quando non è in funzione) pur senza utilizzarla per la produzione: è questa la cosiddetta energia reattiva.
Pur non essendo effettivamente impiegata, anche a causa di dispersioni o di perdite, questa energia viene comunque trasportata sulla rete elettrica nazionale, comportando perdite e riduzione del livello di efficienza dell’infrastruttura di distribuzione.
Quanto più alta è l’energia reattiva di un impianto (ovvero quanto più l’impianto assorbe rispetto al necessario, in parte neppure utilizzandolo), più il costo di trasporto dell’energia è maggiore: ciò comporta un danno economico per il distributore, che “scarica” sulle imprese (con potenza superiore a 16,5 kW ovvero su utenze con contatore trifase) il costo, in forma di penale di compensazione.
Poiché tale importo può essere sensibilmente rilevante, se considerato nell’arco dell’anno, effettuare una diagnosi (o, più semplicemente, un’analisi) energetica, rifasare l’impianto, valutare interventi mirati di efficientamento energetico, rappresentano solo alcune delle possibili soluzioni atte a qualificare l’impresa in chiave ESG, creare valore nel rispetto dell’ambiente e garantire il risparmio.
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